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Quando lo Stato non paga

Chiunque eserciti un’attività  d’impresa ha avuto modo di imparare due cose quando si trova come cliente lo Stato, o comunque un ente pubblico (territoriale o non territoriale): la prima èche esso paga sempre tutto quanto èdovuto; la seconda èche, perà², prima di pagare normalmente bisogna attendere tempi biblici.

E se la cosa non rappresenta un grosso problema per coloro i quali operano prevalentemente nei confronti di soggetti privati, il discorso diventa ben differente qualora non addirittura drammatico se la Pubblica Amministrazione costituisce invece il cliente principale quando non l’unico.


La media italiana èdecisamente elevata: occorrono mediamente attorno ai 135 giorni prima di vedersi pagati, laddove la media comunitaria èinferiore alla metà  (65 giorni). Ma ci sono casi (testimoniati da una recente inchiesta del Sole 24 Ore) in cui si superano anche i due anni, soprattutto nel Mezzogiorno, in cui il tessuto imprenditoriale sarebbe già  fragile di per sè anche senza questa piaga.

àˆ del tutto evidente che, di fronte a cosଠclamorosi ritardi negli incassi, il problema per l’imprenditore èdi natura squisitamente finanziaria. Egli, infatti, soffrirà  nelle sue casse di una cronica mancanza di liquidità , il che fa sorgere regolarmente grossi problemi quando viene il suo turno di saldare i debiti con i propri fornitori.


Non èraro il caso in cui l’impresa deve indebitarsi presso le banche pur di tirare avanti e fronteggiare il fabbisogno corrente di risorse finanziarie, nell’attesa che la P.A. saldi quanto dovuto, con grossi costi in termini di interessi passivi. E nell’ipotesi di piccole e medie imprese il problema puಠanche portare alla crisi.

Senza contare che la maggior parte degli imprenditori rinuncia a battere i pugni sul tavolo per non rischiare di perdere future commesse di importanza vitale.