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Ritratto Italia New York Times

Ian Fisher, corrispondente a Roma del New York Times, ha recentemente tracciato un profilo della nostra amata penisola e dei suoi abitanti.

L’articolo, che tanto scalpore ha suscitato, inizia con “Tutto il mondo ama l’Italia perchè un Paese vecchio ma ancora pieno di fascino. Perchè mangia e beve bene ma raramente ingrassa o si ubriaca”.

Tutte “forze interiori”, chiarisce subito Fisher, ma non bastano pi๠perchè “l’Italia sembra non amare se stessa” e perchè sono gli italiani stessi a dire che sono i pi๠infelici d’Europa.




Nel complesso ne esce un ritratto di un paese vecchio, statico in cui, tra la popolazione, serpeggia un disagio strisciante.

La parola giusta è‘malessere’, che suggerisce una paura collettiva di natura economica, politica e sociale.

Fisher cita a questo proposito un sondaggio dell’Università  di Cambridge ma, prima ancora, il sindaco di Roma, Walter Veltroni: “E’ un Paese che ha perso un po’ di voglia del futuro, c’ pi๠paura che speranza”.

I problemi sono i soliti: si va dalla scarsa crescita economica, al crimine organizzato, infine il tenue senso di nazionalità  che caratterizzano il Bel Paese.

Ricorda quindi i numeri sull’uso di Internet, sul commercio, sugli stipendi, sull’investimento estero e sulla crescita che sono fra i pi๠bassi d’Europa e quelli riguardanti debito e spesa pubblica che sono invece fra i pi๠alti. Come se non bastasse, per avvalorare un impietoso ritratto del nostro Paese, sottolinea come il 70 % dei nostri connazionali, tra i 20 e i 30 anni, vivano ancora in casa e siano condannati, pertanto, “ad una prolungata e improduttiva adolescenza”.

Per non parlare, poi, dell’ invecchiamento della classe dirigente e politica (Prodi ha 68 anni, Berlusconi 71) e della popolazione in genere, della crescita dell’immigrazione e della “scomposizione” della famiglia italiana dove aumentano i divorzi e il tasso di natalità  resta fra i pi๠bassi d’Europa.

Speranze? Decisamente poche secondo Fisher, perchè le sue interviste con possibili premier, uomini d’affari, accademici ed economisti indicano che, se gli italiani hanno paura èperchè sanno che c’ ben poco da fare.

Dal sondaggio di Cambridge, emerge inoltre che gli italiani sono i pi๠infelici di 15 Paesi europei. I pi๠felici sono invece i danesi dove, non a caso, il 64% si fida del Parlamento (in Italia solo il 36%).

Insomma, cosa resta di bello all’Italia? Restano i marchi del “made in Italy”, tutti “simbolo di stile e prestigio”: Ferrari, Ducati, Vespa, Armani, Gucci, Piano, Illy, per citarne alcuni. Anche in questo caso, perà², non bisogna dimenticare che la forza dell’industria italiana dipende dai bassi salari e che oggi la concorrenza cinese la rende troppo vulnerabile.

Tuttavia, riconosce alla fine Fisher, i giovani italiani possono rappresentare una speranza: prima o poi gli imprenditori attuali scompariranno dalla scena e la nuova generazione, per fortuna, èistruita, abituata a viaggiare, alle lingue straniere e all’uso di internet.

Vien da chiedersi se il destino dell’Italia sia proprio cosଠnero come lo dipinge il famoso giornalista del New York Times.

Magari cosଠnero no, ma grigio cupo sà¬.