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Fare impresa a San Marino

Sembra spirare un vento nuovo nei rapporti economici e politici fra la Repubblica di San Marino e gli altri Paesi europei. La crisi mondiale e la “caccia” senza quartiere degli Stati occidentali ai paradisi finanziari e fiscali hanno infatti spinto la piccola enclave a ridimensionare largamente la parte delle sue fortune legate al segreto bancario e ad avviare relazioni di trasparenza e scambio di reciproche informazioni con gli altri Stati.


Ma la nuova fisionomia della politica economica sanmarinese presenta connotazioni interessanti anche su altri fronti. Li spiega Piergiorgio Valente, il tecnico che in questi mesi sta coordinando il progetto di complessiva riforma tributaria a San Marino, intervistato dal quotidiano “Italia Oggi”.

Valente vuole fondare il rilancio dell’economia sanmarinese su quattro punti principali: la promozione della capitalizzazione delle imprese; l’incentivazione fiscale alle attività  di ricerca e sviluppo, con contemporaneo esercizio di attrazione delle risorse umane pi๠qualificate; agevolazioni fiscali per le imprese in fase di avvio di attività  (start-up); lo studio delle norme e delle prassi pi๠virtuose avviate negli altri Paesi occidentali, al fine di importare le “best practices”.

La norma fiscale forse pi๠interessante per le aziende italiane fra quelle in dirittura d’arrivo èquella che consentirà  l’azione sul Monte Titano anche per le stabili organizzazioni di aziende con sede all’estero: finora, infatti, per svolgere un’attività  economica a San Marino risulta indispensabile avere sede in loco.


Valente interviene anche sullo spinoso tema delle residenze fittizie costituite sulla Rupe da parte di cittadini italiani in fuga dal nostro Fisco. L’esperto innanzitutto ridimensiona la questione (sarebbero coinvolte 3.500 persone e non le 8.000 di cui si parlava qualche mese fa) e in ogni caso assicura la massima collaborazione delle autorità  sanmarinesi per smascherare costoro e per riportarli sotto la giurisdizione fiscale della Repubblica italiana.