Per accedere all’iscrizione ad un ordine professionale occorre, fra le altre cose, superare un esame di Stato, come recita la nostra Costituzione..
L’esame di Stato è organizzato dalle università, si svolge in una o due sessioni ogni anno, e vede sfilare decine di migliaia di aspiranti professionisti.
Ma andando a verificare i risultati su quanti superano questa famigerata prova, si scoprono differenze enormi, non solo fra ordine e ordine ma anche fra città e città.
Nell’analisi per ordine, è facile notare come le prove per le professioni più legate alla scienza o alla matematica sono poco più che formalità; questo perché già il corso di studi risulta molto selettivo e ampiamente professionalizzante.
Ecco dunque che, secondo i dati diffusi dal ministero dell’Università, nel 2007 gli aspiranti veterinari hanno superato la prova al 99%, i farmacisti al 97%, gli odontoiatri al 96%. Percentuali di successo elevatissime anche per medici, biologi, chimici, psicologi e per le diverse categorie di ingegneri.
Dal capo opposto della graduatoria, troviamo invece i professionisti del ramo economico-giuridico. La percentuale è bassissima per i notai (7% di successi nel 2007), ma questo è giustificabile con la considerazione che è l’unico ordine in cui vige il numero chiuso. Ma sono tempi di vacche magre anche per avvocati, consulenti del lavoro e geologi, tutti con percentuali inferiori al 50%.
A metà classifica, infine, troviamo, fra gli altri, gli architetti e i dottori commercialisti.
La media complessiva nazionale consiste in una percentuale di promossi pari al 55%.
Ma, come accennato, anche fra città e città si vengono a creare differenze enormi. Ecco, dunque, svilupparsi il bizzarro (e patologico) fenomeno dei “turisti da esame”, di cui parleremo nel prossimo articolo.