Home » Taglio drastico alle commissioni di massimo scoperto

Taglio drastico alle commissioni di massimo scoperto

plico di soldi di un pagamento

Fra tutti gli oneri bancari, le commissioni di massimo scoperto èquella che suscita la maggiore antipatia da parte del legislatore, che già  in molte occasioni ha tentato di ridimensionarle se non di eliminarle del tutto, scontrandosi perಠcon l’ostilità  del potere bancario.

Si tratta della remunerazione aggiuntiva riconosciuta alla banca in relazione alle ipotesi in cui il conto corrente o altra forma di disponibilità  di risorse finanziarie scenda a valori negativi in un dato periodo (mese o trimestre): il “massimo scoperto”, cioèil valore di maggior debito del correntista nel periodo considerato, èmoltiplicato per un’aliquota prefissata, e il risultato èun onere che sarà  addebitato al cliente in aggiunta ai normali interessi passivi.


Ora, perà², sembra che siamo davvero ad una svolta, perlomeno a favore di quei piccoli clienti il cui “rosso” in banca non èpoi cosଠfrequente o elevato da dover subire una tale penalizzazione: con la recente legge 2/2009 (art. 2-bis), si èstabilito che èvietato applicare tale commissione per gli scoperti di durata inferiore ai trenta giorni: percià², chi momentaneamente va in rosso e pochi giorni dopo torna in attivo non puಠsubire alcuna commissione.
Analogamente, sono vietate le commissioni legate al mancato utilizzo di un fido, a meno di un espresso accordo scritto: chi richiede un’apertura di credito o altra simile forma di prestito deve di solito corrispondere un onere riferito alla quota di fondi messi a disposizione dalla banca e non impiegati dal cliente.


La finalità  di questo balzello èdi spingere il cliente ad utilizzare tutto il fido e quindi a corrispondere cospicui interessi.
E ora le banche hanno tempo fino a giugno per riscrivere i contratti attualmente in essere, per adeguarli alle nuove disposizioni.