Nonostante la concorrenza molto intensa provenienti da competitori vicini (Francia, Spagna…) e lontani (Stati Uniti, Cile, Australia…), il vino italiano ècomunque al primo posto nelle classifiche mondiali, anche grazie alla recente e promettentissima apertura di nuovi mercati dalle potenzialità enormi, come la Russia e la Cina.
Tuttavia, un’esigenza indifferibile da affrontare per garantire competitività sui mercati internazionali èla creazione di reti fra i produttori. I vini italiani sono decine e decine, e ognuno di essi vanta talvolta centinaia di produttori grandi e piccoli: facile comprendere che se ognuno agisce per conto proprio, èlevato il rischio di ottenere poco, e magari di contendersi sanguinosamente nicchie di mercato molto modeste.
Il ministero delle Politiche Agricole, conscio di tale esigenza, ha da qualche tempo promosso iniziative per favorire un maggiore avvicinamento delle imprese vitivinicole italiane. Lo scopo èquello di creare consorzi o quantomeno associazioni temporanee di impresa che consentano alle aziende del settore di organizzare strategie comuni, ripartire i costi e presentarsi con un’immagine unitaria pi๠forte in occasione di fiere, convegni e campagne pubblicitarie.
A dire il vero, nei primi tempi tale iniziativa ministeriale ha ottenuto un successo alquanto scarso. Ultimamente, perà², il vento sembra cambiato, e A.T.I., consorzi, joint venture e reti varie fra aziende vitivinicole italiane iniziano a spuntare come funghi.
Va anche detto come esistano elevati fondi di derivazione comunitarie che il ministero èpronto a regalare per cofinanziare al 50% i progetti pi๠interessanti, e che in alcuni casi altre risorse possono provenire dalle Regioni.
Fonte: Il Sole 24 Ore