Massima attenzione al referendum sul lavoro del prossimo mese. Domenica 8 giugno (7-23) e lunedì 9 giugno (7-15) gli italiani saranno chiamati a votare per cinque referendum, di cui quattro su temi legati al lavoro, promossi dalla CGIL e altri soggetti, e uno sulla cittadinanza. Per la validità di ciascun referendum è necessario raggiungere un quorum del 50% più uno degli aventi diritto al voto. Di seguito, un’analisi dettagliata dei quesiti referendari sul lavoro.
I dettagli sul prossimo referendum sul lavoro
Scheda 1 (Verde): licenziamenti e reintegro (no al ritorno all’Articolo 18)
Il primo quesito riguarda la disciplina dei licenziamenti illegittimi per le aziende con oltre 15 dipendenti, puntando a reintrodurre il reintegro nel posto di lavoro, come previsto originariamente dall’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. Attualmente, per i contratti a tutele crescenti (dal 7 marzo 2015 in poi), in caso di licenziamento illegittimo non discriminatorio, la normativa prevede solo un risarcimento economico tra 6 e 36 mensilità.
Cosa succede con il “Sì” (e quorum valido): In caso di licenziamento individuale ingiustificato, si tornerebbe a un indennizzo tra 12 e 24 mensilità (legge Fornero). Per i licenziamenti collettivi con scelta indebita dei lavoratori, sarebbe previsto il reintegro.
Pro: Amplia la possibilità di reintegro per i lavoratori assunti dopo il 2015 e potenzialmente rafforza la posizione del dipendente.
Contro: Abbasserebbe il massimale del risarcimento per licenziamenti individuali ingiustificati (da 36 a 24 mensilità) e non tutelerebbe più i dipendenti delle organizzazioni di tendenza (sindacati, enti religiosi, ecc.) inclusi nel regime delle Tutele crescenti. Potrebbe scoraggiare nuove assunzioni.
Scheda 2 (Arancione): risarcimenti illimitati nelle piccole imprese
Questo quesito interessa le aziende con meno di 16 dipendenti, proponendo l’eliminazione del tetto massimo di risarcimento (attualmente fissato a 6 mensilità) in caso di licenziamento illegittimo (non discriminatorio).
Cosa succede con il “Sì” (e quorum valido): Il giudice stabilirebbe il risarcimento senza un massimale predefinito, basandosi su fattori come anzianità, carichi familiari, età e fatturato aziendale.
Pro: Maggiore tutela risarcitoria per i lavoratori delle piccole imprese.
Contro: L’assenza di un limite potrebbe portare a risarcimenti molto elevati, con un onere significativo per le piccole realtà produttive, scoraggiando potenzialmente le assunzioni.
Scheda 3 (Grigia): contratti a termine sempre con causa
Il quesito mira a reintrodurre l’obbligo di indicare una motivazione (causale) per i contratti a termine con durata pari o inferiore ai dodici mesi, limitando il ricorso a questa tipologia contrattuale rispetto all’assunzione a tempo indeterminato.
Cosa succede con il “Sì” (e quorum valido): Sarebbe obbligatorio specificare una causale valida per ogni contratto a termine.
Pro: Limita la precarietà del lavoro e rafforza la posizione del lavoratore.
Contro: L’irrigidimento delle condizioni potrebbe ridurre le opportunità di assunzione, specialmente per i giovani, e aumentare il contenzioso giudiziario.
Scheda 4 (Viola): committenti sempre corresponsabili negli infortuni
Questo referendum propone l’abolizione dell’eccezione alla responsabilità solidale del committente, dell’appaltatore e del subappaltatore per i danni da infortuni subiti dai lavoratori in caso di rischi specifici dell’attività appaltata. L’obiettivo è estendere la corresponsabilità del committente anche in questi casi.
Cosa succede con il “Sì” (e quorum valido): La corresponsabilità solidale del committente si applicherebbe sempre, senza eccezioni.
Pro: Spinge i committenti a una maggiore vigilanza sulla sicurezza e sulle condizioni dei lavoratori delle imprese appaltatrici, scoraggiando il ricorso a imprese non professionali.
Contro: Richiederebbe ai committenti una competenza che non possono avere nella valutazione dei rischi specifici delle attività appaltate, con potenziali oneri eccessivi e il rischio di scoraggiare il subappalto.