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Evasione fiscale, una piaga nazionale

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I nuovi dati diffusi dall’Istat tramite il ministero dell’Economia e riferiti al 2006 sono drammatici, e non possono che confermare se non ampliare la portata di una verità  già  notissima, e cioèla capillare e massiccia diffusione dell’evasione fiscale, secondo alcuni commentatori “lo sport preferito degli italiani”.

àˆ il direttore del Dipartimento delle Finanze, Fabrizio Lapecorella, ad illustrare i risultati delle rilevazioni. Lapecorella ha spiegato che l’evasione fiscale nel nostro Paese si aggira intorno ai duecento miliardi di euro, pari a circa 3.400 euro per italiano, ed èconcentrata prevalentemente nei settori dei servizi per la persona, del commercio, della ristorazione e dell’edilizia.


Rispetto al passato, invece, èlievemente calato il peso attribuibile all’economia sommersa, che comunque si aggira attorno ai 240 miliardi di euro, pari ad oltre il 16% del PIL.

Contro il fenomeno dell’evasione, sia Lapecorella che altri esperti suggeriscono diverse strade da battere congiuntamente, non certo per riuscire nell’impossibile impresa di estirparlo, ma quantomeno di ridimensionarlo nettamente.

Si ritiene, ad esempio, indispensabile aggiornare e potenziare le banche dati, a partire dall’anagrafe tributaria, in un’ottica di condivisione e scambio delle informazioni fra tutte le amministrazioni pubbliche. I recenti, proficui risultati della collaborazione fra Comuni e catasto in tema di fabbricati ex-rurali ne èun esempio importante.


Ma si ritiene fondamentale anche affinare gli strumenti da impiegare per mettere in luce i redditi non dichiarati, a partire dal redditometro, che va aggiornato e reso pi๠strutturato. Oltre agli indicatori classici di reddito, infatti (dallo yacht alla villa al mare), occorre mettere in campo anche altri indici magari meno appariscenti ma altrettanto rivelatori, come i viaggi all’estero o le spese per il mantenimento dei figli in un’università  fuori porta.