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TFR in busta paga, sono pochissimi a chiederlo

Si pensava dovesse essere la trovata del futuro, quella capace di mettere le ali alla ripresa, invece, a detta del Corriere della Sera, il Tfr in busta paga èun autentico flop visto che a distanza di 5 mesi a chiederlo sono stati davvero pochissimi lavoratori. 

Che vuol dire pochi? Pochi, anzi pochissimi visto che il tfr in busta paga èstato sfruttato fino a questo momento da 8 mila lavoratori che sono lo 0,83% dei dipendenti che avrebbero diritto a questo trattamento. A scoraggiare – secondo il corriere della sera – èla tassazione e nonostante il boom di richieste di anticipo del Tfr, l’idea di averlo in busta paga non piace ai lavoratori. Sull’anticipo scrive il Corriere della Sera:

In direzione opposta va l’andamento delle anticipazioni, ovvero la possibilità  di chiedere al datore di lavoro, in presenza di almeno 8 anni di anzianità , fino al 70% del Tfr maturato per l’acquisto, la ristrutturazione della casa o per spese sanitarie. Nei primi 8 mesi del 2015 – segnalano i consulenti – il numero delle richieste di anticipazione ècresciuto del 26,6% passando da 202.140 a 256.044 (comprensivo delle quote chieste in anticipo ai fondi pensione). L’anticipazione viene erogata a tassazione separata, quindi pi๠favorevole per il lavoratore.

A scoraggiare i lavoratori sembra essere la tassazione legata al Tfr in busta paga:

La norma, che prevede la possibilità  di avere un anticipo del Trattamento di fine rapporto dilazionato con lo stipendio mensile fino a giugno del 2018, èntrata in vigore lo scorso 3 aprile ed era possibile a partire dal mese successivo, quindi da maggio. Ma il prelievo fiscale sull’anticipo èa tassazione ordinaria, e quindi conveniente solo per le fasce pi๠basse di reddito, fino a 15 mila euro all’anno.