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La posizione di Confesercenti sulle scelte pensionistiche

In pratica il Governo ha stabilito che un pensionato che voglia ritirarsi prima del dovuto dal lavoro, non deve essere penalizzato con una decurtazione dell’assegno pensionistico, tuttavia èchiamato a restituire dei soldi attraverso un prestito ventennale. Ecco la posizione di Confesercenti sull’argomento. 

Il Comunicato Stampa di Confesercenti spiega tutto della nuova APE, illustrata dal Governo in un incontro con i sindacati: nessuna penalizzazione per la pensione anticipata ma un prestito da sottoscrivere. Converrà ?

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La riforma Fornero non sarà  modificata, hanno spiegato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri, Tommaso Nannicini e il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ma per rendere possibile ai lavoratori di andare in pensione anticipatamente, il governo si farà  garante per un prestito ventennale.

Chi vorra’ andare in pensione tre anni prima di raggiungere la pensione di vecchiaia dovra’ stipulare un prestito con una banca, garantito dallo stato e veicolato dall’Inps, che provvederà  ad anticipare l’assegno netto per gli anni che mancano, da restituire in vent’anni attraverso una rata che incidera’ sull’assegno di pensione. Una rata che in alcuni casi , soprattutto quelli totalmente ‘volontari’, potrebbe arrivare fino al 15% dell’importo mensile. Possibile poi una detrazione fiscale del rateo che aumenterebbe in percentuale per alcune categorie di pre-pensionati, soprattutto quelli piu deboli.

Per ora si tratta di un’ipotesi sperimentale per tre anni, dal 2017 al 2019, ed offerta ai lavoratori della classe ’51-’55. Le rate di ammortamento per l’anticipo pensionistico, ha spiegato Nannicini, saranno “modulate a seconda di chi e’ piu’ o meno meritevole di tutela”, e non ci sara’ una rata fissa ma un sistema “socialmente piu’ equo”. Tanto lui quanto il ministro Giuliano Poletti hanno spiegato che l’anticipo pensionistico deve essere compatibile con il bilancio e con gli impegni europei ma nello stesso tempo deve garantire equita’ sociale. Il costo della flessibilita’ e’ stimato in 10 miliardi ma con lo strumento ipotizzato dal governo potrebbe “costare magari meno di un decimo”, ha precisato Nannicini. Nel caso di un disoccupato di lunga durata, lo Stato si farebbe carico della rata di ammortamento e del capitale. Nel caso di ristrutturazione aziendale potrebbe essere l’azienda a farsi carico di una parte dei costi. L’azienda che ha interesse puo’ intervenire nello schema – ha detto Poletti – oppure il secondo pilastro pensionistico. Chi sceglie volontariamente subira’ costi maggiori. Nannicini ha precisato che l’anticipo pensionistico potra’ essere chiesto all’Inps senza garanzie reali e in caso di mancato pagamento delle rate nessuno si rivarra’ sugli eredi o su coloro che percepiscono la pensione di reversibilita’. La detrazione fiscale ridurra’ i costi della rata di ammortamento: “Se la pensione netta e’ ridotta del 5% – ha detto Nannicini – la detrazione fiscale potrebbe coprire la meta’, il 2,5%. La rata sara’ comprensiva di capitale e interesse e lo Stato si fara’ carico di parte della restituzione del capitale. Proprio l’intervento dello Stato esclude anche eventuali fluttuazioni dei tassi di interesse.