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Slot machines e Fisco

Nel nostro Paese, crisi o non crisi, non ha sosta la crescita di popolarità  dei giochi d’azzardo regolati dalle macchinette elettroniche, le famose “slot machines”. Ma come sono regolati questi apparecchi (e i vorticosi flussi di denaro che generano) dal punto di vista fiscale?

Occorre premettere che sull’intero comparto vigila l’AAMS (l’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato).


L’AAMS rilascia periodicamente la concessione a grosse società  che immettono sul mercato le macchinette; le concessionarie, a loro volta, distribuiscono le slot machines capillarmente sul territorio servendosi di gestori ed esercenti.

I primi sono materialmente proprietari delle macchine e devono provvedere alla manutenzione e al collegamento delle stesse con la rete telematica dell’AAMS: l’intero sistema, infatti, èvigilato elettronicamente dai Monopoli di Stato, che possono cosଠmonitorare nel dettaglio tutte le entrate e le uscite.


Gli esercenti, invece, sono i negozianti che ospitano nei loro locali le slot machines, dietro autorizzazione della Questura: fra i loro compiti, assicurarsi che non partecipino anche i minorenni.

La legge stabilisce che, in ogni ciclo di quattordicimila giocate, ai giocatori sia ridistribuito tramite le vincite almeno il 75% delle somme investite. Lo 0,8% del giocato, invece, andrà  allo Stato sotto forma di canone di concessione, e l’11,6% vi andrà  come PREU (Prelievo Unico Erariale), l’imposta sostitutiva che ricade su queste somme al posto di IRPEF e IVA (per cui sussiste esenzione). Le somme restanti, infine, pari al 13,6% del totale, andranno suddivise fra concessionario, gestore ed esercente secondo le rispettive percentuali stabilite contrattualmente fra loro.

L’aliquota PREU scende qualora il numero delle giocate èaumentato rispetto all’anno precedente: 11,6% in caso di crescita fino al 15%, 10,6% se la crescita andasse dal 15 al 40%, 9% dal 40% al 65% e 8% se l’incremento fosse ancora ulteriore.