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Abolire le clausole di salvaguardia per il futuro del Paese

L’Istat oggi annuncia una previsione al ribasso per il PIL, dovuto a “un eventuale pi๠pronunciato rallentamento del commercio internazionale e all’impatto delle clausole di salvaguardia nel 2017”.

L’introduzione e il comunicato di Federconsumatori.

Si tratta di un dato estremamente negativo che conferma e accentua le nostre preoccupazioni sull’impatto disastroso che tali clausole avranno sul nostro sistema economico.

“àˆ indispensabile una radicale eliminazione delle clausole di salvaguardia, farle slittare negli anni non èsufficiente e serve solo a rimandare il problema, proiettando le conseguenze disastrose sugli anni a venire.” – dichiarano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, Presidenti di Federconsumatori e Adusbef.

Quanto disposto nella Legge di Stabilità , in sostanza, non cambia le cose. Avviene un semplice spostamento al 2017 ed agli anni successivi, con modalità  lievemente differenti, degli aumenti che sarebbero dovuti intercorrere dal 2016. Le ricadute, a regime, saranno comunque pari a oltre 800 Euro annui a famiglia. Ricadute che avranno un impatto drammatico sull’intera economia, a partire dal potere di acquisto delle famiglie e dai consumi.

In tal senso appaiono alquanto contraddittorie le stime dell’Istat sulla spesa delle famiglie, che prevede un rialzo del +1,2% nel 2016 e del +1,1% nel 2017. Percentuali che appaiono, oltre che sovrastimate, del tutto irrisorie se confrontate alla caduta dei consumi avvenuta nel triennio 2012-2013-2014, pari al -10,7%.

Per avviare una reale e concreta ripresa della domanda interna e del sistema produttivo èindispensabile che il Governo avvii un serio intervento sul fronte occupazionale, attraverso un Piano Straordinario per il Lavoro che invochiamo da tempo. Un piano che deve prevedere un serio programma di investimenti per lo sviluppo tecnologico e la ricerca, nonchè per la valorizzazione del nostro patrimonio culturale. Tutti versanti che, nella legge di Stabilità , trovano ancora spazio del tutto marginale.