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Università : vecchi problemi e nuove riforme

riforma dell'università 

Il pianeta degli atenei italiani si dibatte da anni in parecchi problemi che rimangono irrisolti, e la cui soluzione al momento non si riesce ancora a intravedere.

Negli ultimi tempi èstata messa in campo la consueta messe di progetti di riforma, alcuni dei quali già  approvati e in corso di applicazione; ma la luce in fondo al tunnel appare ancora molto lontana.


Il problema principale, da cui deriva buona parte degli altri, rimangono i ridotti fondi a disposizione dell’istruzione superiore e della ricerca, soggetti negli anni a continui tagli, e che impone agli atenei di tagliare le assunzioni, ridurre i servizi e ridimensionare l’offerta formativa.
Un’altra questione riguarda le ataviche ombre sui meccanismi di assunzione e promozione del corpo docente.


Non èun segreto che i posti da ricercatore o da docente siano frequentemente assegnati non tanto ai pi๠meritevoli quanto agli amici degli amici. Per porre un freno a questa pratica, si èscelto di adottare il meccanismo del sorteggio delle commissioni d’esame, ma alcune debolezze tecniche intrinseche al nuovo sistema ne hanno di fatto impedito il decollo.

Un’ipotesi al vaglio del Governo èquella di istituire un sistema d’abilitazione all’insegnamento universitario, unificato a livello nazionale, e la cui prova sarebbe da ripetersi ogni quattro anni.

Un’altra proposta èquella di destinare una quota considerevole dei posti a disposizione (forse il 50%) ad aspiranti docenti o ricercatori esterni all’ateneo banditore. La situazione èmolto diseguale nel complesso del Paese: se l’università  del Molise destina agli esterni ben due terzi dei posti a disposizione, Bari vi attribuisce invece meno del 10%.

Si parla, inoltre, di combattere il fenomeno dei rettori “padri-padroni”, che rimangono in carica per anni e anni: l’idea èquella di introdurre un tetto massimo di due mandati consecutivi.