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Orario di lavoro trasporti inclusi, ma non per tutti

La Corte Europea strizza l’occhio ai pendolari – non a tutti s’intende – spiegando che l’orario impiegato per recarsi in ufficio dovrebbe essere considerato orario di lavoro. In Italia si potrebbe arrivare a questo ma per chi varrebbero le regole. 

Il presupposto èche il primo e l’ultimo viaggio della giornata rientrano a tutti gli effetti nel monte ore complessivo. La sentenza vale perಠsolo per i dipendenti “senza luogo di lavoro fisso o abituale”. Che vuol dire? Che vale soltanto per chi esercita ad esempio la professione del rappresentate o dell’agente di commercio.

Spiega Il Fatto Quotidiano a riguardo:

Il pronunciamento nasce dal ricorso di una società  spagnola, laTyco, specializzata in impianti antifurto e antincendio, che nel 2011 ha chiuso gli uffici regionali sostituendoli con una rete di operatori dotati di auto e cellulare di servizio. La Corte, applicando la direttiva 88/2003 sull’organizzazione dell’orario di lavoro, ha dichiarato che “nel caso in cui dei lavoratori non abbiano un luogo di lavoro fisso o abituale, il tempo che tali lavoratori impiegano per gli spostamenti quotidiani tra il loro domicilio e i luoghi in cui si trovano il primo e l’ultimo cliente indicati dal loro datore di lavoro costituisce orario di lavoro”.

Si specifica anche che

“i lavoratori siano a disposizione del datore di lavoro durante i tempi di spostamento” perchè “i lavoratori non hanno la possibilità  di disporne liberamente e di dedicarsi ai loro interessi“. Infatti “la circostanza che i lavoratori comincino e terminino i tragitti presso il loro domicilio èuna conseguenza diretta della decisione del loro datore di lavoro di eliminare gli uffici regionali e non della volontà  dei lavoratori stessi”. Ne deriva che “costringerli a farsi carico della scelta del loro datore di lavoro sarebbe contrario all’obiettivo di tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori perseguito dalla direttiva, nel quale rientra la necessità  di garantire ai lavoratori un periodo minimo di riposo”.