Minacce tra colleghi e licenziamento

licenziamento

La punibilità  di un lavoratore dipendente in sede penale a fronte della commissione da parte di quest’ultimo di un reato non puಠessere posta a sostegno di un licenziamento disciplinare, in quanto occorre effettuare una valutazione autonoma e indipendente sulla idoneità  del fatto a integrare gli estremi di un licenziamento per giusta causa o di un licenziamento per giustificato motivo.

A stabilirlo èstata la Corte di Cassazione con la sentenza n. 12232 del 20 maggio 2013, con la quale èstato giudicato il caso di un licenziamento disciplinare intimato ad un lavoratore colpevole di aver minacciato un suo collega in occasione di una lite verbale.

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Licenziamento illegittimo per denuncia illeciti in azienda

Il licenziamento del dipendente che denuncia presunti illeciti commessi dall’azienda per cui lavora èillegittimo.

A stabilirlo èstata la Corte di Cassazione, che ha accolto il ricorso presentato da un lavoratore dipendente, che insieme ad altri suoi cinque colleghi aveva denunciato alcuni illeciti commessi dalla società  presso la quale prestava servizio in relazione ad un appalto per la manutenzione di alcuni semafori, allegando all’esposto alcuni documenti aziendali e senza prima informare la società  stessa, la quale a sua volta aveva licenziato il dipendente per diffamazione.

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Licenziamento e patteggiamento del reato

Il licenziamento intimato ad un lavoratore che patteggia la pena èlegittimo solo nel caso in cui l’azienda riesca a provare il venir meno del rapporto fiduciario.

A stabilirlo èstata la Corte di Cassazione con la sentenza n. 3912 del 18 febbraio 2013, con la quale èstato respinto il ricorso presentato da un’azienda, la quale sosteneva che ai fini del licenziamento disciplinare la sentenza di patteggiamento dovesse considerarsi equiparata ad una sentenza di condanna.

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Licenziamento per breve assenza ingiustificata èillegittimo

Il lavoratore dipendente che si allontana ingiustificatamente dal luogo di lavoro per un breve lasso di tempo non puಠessere licenziato.

A stabilirlo èstata la Corte di Cassazione, che ha confermato la sentenza della Corte d’Appello di Roma e disposto l’annullamento del licenziamento intimato ad un dipendente come sanzione disciplinare per essersi allontanato dal luogo di lavoro con una giustificazione infondata per quasi tre ore.

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Attività  durante la malattia non giustifica il licenziamento

Lo svolgimento di un’attività  da parte del lavoratore durante il periodo di malattia non giustifica il suo licenziamento se questa non mette in pericolo l’equilibrio fisico del lavoratore stesso e quindi la sua capacità  di adempiere correttamente alla prestazione lavorativa.

A stabilirlo èstata la Corte di Cassazione con la sentenza n. 21938 del 6 dicembre 2012, con la quale èstato giudicato il caso di un lavoratore licenziato perchè durante il periodo di malattia aveva svolto delle attività  edili per il suo fondo e sui terreni circostanti.

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Licenziamento discriminatorio

Per licenziamento discriminatorio si intende quello intimato nei confronti di un lavoratore per motivi riconducibili a determinate caratteristiche o situazioni che la legge invece intende tutelare.

Riuscire ad elencare tutti le ipotesi di discriminazione vietate dalla legge risulta impossibile, dal momento che occorre di volta in volta valutare con attenzione ogni singolo caso. Tra le discriminazioni pi๠tutelate citiamo quelle di genere, in base al’orientamento sessuale, le discriminazioni politiche, religiose, sindacali, in base alla razza, all’origine etnica, basate sulle caratteristiche fisiche e quelle basate sullo stato di salute.

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Offese al datore di lavoro da parte del sindacalista

Il licenziamento èda considerarsi un provvedimento eccessivo qualora venga intimato nei confronti di un dipendente che veste i panni di sindacalista e che offende il datore di lavoro.

A stabilirlo èstata la Corte di Cassazione con la sentenza n° 15165 dell’11 settembre 2012, che ha rigettato il ricorso presentato da una società  che chiedeva la conferma di un licenziamento intimato ad un dipendente che, nella sua veste di sindacalista, si era rivolto al datore di lavoro definendolo “sbruffone”.

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Licenziamento illegittimo per rifiuto part-time

Il rifiuto del lavoratore alla proposta del datore di lavoro di svolgere la prestazione lavorativa secondo nuovi orari non puಠessere considerato un motivo sufficiente a giustificare il licenziamento.

A stabilirlo èstata la Corte di Cassazione con la sentenza n. 14833 del 4 settembre 2012, con la quale èstata dichiarata l’illegittimità  di un licenziamento intimato ad un lavoratore che aveva rifiutato la proposta di modificare l’orario di lavoro dal full-time a part-time.

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Licenziamento illegittimo provato con documenti aziendali riservati

La sentenza n. 12119 del 16 luglio 2012 della Corte di Cassazione ha introdotto un importante principio in tema di documenti aziendali riservati. La Suprema Corte ha anzitutto ribadito che la raccolta di documenti aziendali riservati sotto forma di fotocopia o di copia su supporto informatico senza l’autorizzazione dell’azienda èda considerarsi come comportamento illegittimo.

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Licenziamento illegittimo durante il periodo di prova

La funzione del periodo di prova èquella di consentire alle parti di valutare la convenienza del rapporto di lavoro, ne deriva quindi che durante tale periodo, in base a quanto previsto dal codice civile, le parti possono recedere dal contratto senza obbligo di preavviso o di pagamento dell’indennità  di mancato preavviso.

Anche in questo caso, tuttavia, possono configurarsi delle ipotesi di licenziamento illegittimo. Questo accade ad esempio quando il lavoratore non sia stato posto nelle condizioni di sostenere la prova, o perchè non gli sono state attribuite le mansioni che ne costituiscono l’oggetto oppure perchè di tali mansioni egli ha potuto svolgere solo la parte meno qualificante.

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Licenziamento collettivo obbligo motivazione e consultazione sindacale

Ai fini dell’efficacia di un licenziamento collettivo ènecessario anzitutto che sul fronte procedurale vengano puntualmente seguite le norme previste dalla legge n. 223 del 1991, nonchè la puntuale indicazione sia dei motivi che determinano la situazione di eccedenza sia dei motivi di carattere tecnico, organizzativo e produttivo che non consentono di adottare misure idonee a porre rimedio a tale situazione ed evitare la mobilità , la ricollocazione aziendale, la modifica dei profili professionali e la riduzione del numero dei lavoratori impiegati.

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Licenziamento illegittimo per comportamenti recidivi sanzionati

I comportamenti recidivi di un dipendente non possono essere tenuti in considerazione in maniera complessiva ai fini del licenziamento per giusta causa se sono stati già  oggetto di sanzioni disciplinari nei confronti del lavoratore stesso.

A stabilirlo èstata la Corte di Cassazione con la sentenza n. 1062 del 25 gennaio 2012, con la quale ha rigettato il ricorso presentato da un’azienda che aveva licenziato una dipendente a fronte delle sue ripetute assenze dal lavoro in giorni precedenti o successivi a festività  o ferie.

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Ritardo pagamento indennità  sostitutiva della reintegrazione

Nel caso in cui il lavoratore illegittimamente licenziato dovesse scegliere di optare per l’indennità  sostitutiva al posto della reintegrazione nel posto di lavoro, il datore di lavoro ètenuto a pagare al dipendente le retribuzioni che gli sarebbero spettate se avesse normalmente prestato la sua attività  lavorativa fino a quando non provvede a corrispondere tale indennità .

Ad affermalo èstata la Corte di Cassazione con la sentenza n. 21421 del 17 ottobre 2011, nella quale viene precisato che tale decisione si basa sulla necessità  di evitare che il lavoratore illegittimamente licenziato non subisca, o subisca al minimo possibile, i pregiudizi derivanti dal licenziamento stesso.

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Licenziamento illegittimo per mancato rinvio della convocazione

In caso di licenziamento disciplinare il comportamento tenuto dal datore di lavoro deve necessariamente essere improntato ai principi di correttezza e di buona fede, pena l’illegittimità  del licenziamento stesso.

A stabilirlo èstata la Corte di Cassazione con la sentenza n. 21485 del 18 ottobre 2011, con la quale èstata accolta la sentenza della Corte d’Appello ed èstata quindi dichiarata l’illegittimità  del licenziamento attuato da un’azienda nei confronti di una dipendete dopo una sua violazione di carattere disciplinare.

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Licenziamento per inidoneità  fisica del lavoratore

In caso di sopravvenuta inidoneità  fisica del lavoratore allo svolgimento dell’impiego il datore di lavoro puಠprocedere al licenziamento per giustificato motivo, purchèriesca a provare l’impossibilità  di porre in essere delle azioni in grado di evitare il licenziamento stesso.

A ribadirlo èstata la Corte di Cassazione con la sentenza n. 16195 del 25 luglio 2011, con la quale ha sottolineato che in caso di inidoneità  fisica all’impiego trova applicazione la regola generale in forza della quale grava sul datore di lavoro l’onere di provare la sussistenza dei motivi che hanno portato al licenziamento del dipendente.

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