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Boom di partite IVA che aderiscono al vecchio Regime dei Minimi

La legge di Stabilità  ha definito tutte le caratteristiche del nuovo Regime fiscale di vantaggio che per convenzione ègià  definito forfetario. Nonostante gli esperti si siano lanciati in comparazioni entusiasmanti tra forfetario e vecchio Regime dei Minimi, èvidente che a imprenditori e aspiranti tali, il forfetario non interessa. Ecco un dato che fa pensare. 

La riforma del Regime dei Minimi èstata inserita all’interno della  legge di Stabilità  che ha chiarito subito come alcune di categorie di contribuenti cambino in automatico regime fiscale per decadenza dei requisiti. In pratica le possibilità  cui ci si trovata di fronte erano queste:

1. i possessori di partita IVA senza requisiti per restare nei Minimi, entrano automaticamente nel Regime forfetario,
2. coloro che hanno ancora i requisiti per il sistema fiscale agevolato definito dai Minimi possono scegliere se restare nel regime fino alla perdita dei requisiti o se passare al forfetario (e la scelta si valuta sulla base del volume d’affari),
3. chi non aveva una partita IVA e aprendola entro fine 2014 accedeva ai Minimi e aprendola nel 2015 accede al forfetario.

Il forfetario, rispetto al vecchio Regime dei Minimi comporta:

  • un’aliquota pi๠alta, il 15% rispetto al 5% dei vecchi Minimi,
  • nuovi limiti di reddito divisi per attività  che vanno dai 15 mila ai 40 mila euro annui,
  • un nuovo sistema di calcolo dell’imponibile basato su una tabella di coefficienti sempre legati al tipo di attività .

A quanto pare il forfetario, a chi poteva scegliere, non èsembrato vantaggioso visto che entro la fine del 2014 ci sono state 11.917 aperture di nuove partite IVA che hanno optato per il vecchio Regime dei Minimi.  La maggior parte di queste riguarda le persone fisiche, sono il 71,7%, il 21,8% sono società  di capitali e e il 5,7% società  di persone.

Il settore del commercio ètrainante e infatti il 24.8% delle nuove aperture lo riguarda, seguito dalle attività  professionali (15,9%) e dal settore alloggio e ristorazione (9%).