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Tassa di soggiorno a Roma

Il debito che oggi affligge le casse della capitale italiana ammonta a circa 9,6 miliardi di euro: un buco colossale, già  oggetto di incontri nei mesi scorsi fra il ministro Tremonti e il sindaco Alemanno.

Gli accordi maturati fra il Governo e il Campidoglio prevedono un progressivo piano di rientro del debito, il cui onere sarà  ripartito fra lo Stato e il Comune.


Quest’ultimo, in particolare, si èimpegnato a tagliare diverse spese, riorganizzare e accorpare gli uffici, centralizzare gli acquisti di forniture per tenere sotto controllo la spesa, cedere o ridimensionare le partecipazioni societarie detenute dal Campidoglio.

La manovra economica 2010, fra i tanti capitoli, affronta anche questo tema, individuando alcuni fonti mediante le quali il Governo prevede di onorare la sua parte di impegno, direttamente o incrementando le entrate tributarie a disposizione del Comune.

Ecco, quindi, una tassa nuova di zecca: il Comune di Roma èautorizzato a varare un tributo di soggiorno a carico di tutti coloro che risiederanno negli alberghi della Capitale, fino ad un massimo di dieci euro per notte. Una stangata notevole, soprattutto se consideriamo che Roma si sta molto impegnando per rilanciare la propria vocazione turistica, un po’ in affanno negli ultimi anni.

Ma la leva fiscale agisce anche su altri fronti: le aliquote ICI potranno essere elevate fino a quattro punti millesimali rispetto al massimo di legge (7 per mille), mentre non èsclusa un’analoga manovra sull’addizionale comunale all’IRPEF (sulla questione, perà², sono piovute smentite).


E, ancora, entra in gioco la possibilità  di incrementare l’addizionale comunale sull’accisa sull’elettricità , nonchè un’ulteriore addizionale comunale (fino ad un euro) sui diritti di imbarco dei passeggeri in arrivo e in partenza negli aeroporti romani.
Toccherà  ad Alemanno, adesso, decidere se usare queste leve e in che misura.