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Per i giuristi un ventaglio di possibilità 

avvocato

La laurea in giurisprudenza, o comunque in un corso attinente all’area delle scienze giuridiche, presenta tre sbocchi tradizionali, strettamente attinenti agli studi seguiti: l’avvocatura, il notariato e la carriera in magistratura.

Tre strade, perà², quantomai difficili e ultra-selettive, dato che la carriera forense richiede due anni di praticantato solitamente gratuito, un esame di Stato piuttosto difficile (molti lo fanno in Spagna) e un mercato saturo in cui èormai arduo emergere.


La carriera notarile richiede diciotto mesi di praticantato e l’esame di Stato in assoluto pi๠difficile del panorama italiano (lo supera il 5% dei candidati), senza contare che quello notarile èl’unico ordine con numero chiuso, sebbene il ministero della Giustizia abbia recentemente elevato il numero di posti a disposizione da 4.312 a 6.152.


Entrare in magistratura, infine, comporta la frequenza di un corso specialistico biennale e un durissimo concorso pubblico.
Per questi motivi, già  da anni i laureati in giurisprudenza hanno iniziato a guardarsi intorno e a ricercare delle soluzioni alternative. E, in questo senso, il mercato li ha aiutati.

Tutte le grandi imprese, infatti, e anche gli enti pubblici locali, necessitano ormai indifferibilmente di un ufficio legale, cui affidare la cura delle mille leggi in continua evoluzione del nostro Paese: il diritto del lavoro nei rapporti con i dipendenti, il diritto tributario nei confronti con l’Erario, il diritto commerciale nel funzionamento quotidiano degli organi societari, il diritto internazionale per aprirsi ai mercati esteri, sono tutte competenze preziose, come la conoscenza delle leggi sulla privacy, sui diritti dei consumatori, sulla concorrenza, sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.

Le aziende, dal canto loro, accettano di buon grado giuristi in gamba, ma segnalano anche per questa categoria, come per gli umanisti, uno scarso collegamento fra gli insegnamenti offerti dagli atenei e le esigenze delle imprese.