Home » Limiti al sequestro dei beni aziendali per evasione fiscale

Limiti al sequestro dei beni aziendali per evasione fiscale

In caso di indagine per evasione fiscale a carico di un’azienda il pubblico ministero puಠchiedere il sequestro preventivo dei beni aziendali strettamente connessi al reato, sottraendoli cosଠalla disponibilità  dell’indagato. Tuttavia, trattandosi di una misura piuttosto invasiva, èsottoposta ad alcuni limiti.

In base a quanto stabilito dall’art. 321 del codice penale, infatti, il pubblico ministero puಠinoltrare al giudice per le indagini preliminari apposita richiesta, che potrà  essere da questi accettata, con conseguente disposizione del sequestro preventivo a mezzo di a mezzo di decreto motivato, solo nel caso in cui sussista un concreto pericolo di reiterazione del reato o di commissione di nuovi reati se il bene rimanesse nella disponibilità  dell’indagato oppure nel caso in cui il bene stesso sia dotato di pericolosità  intrinseca.


Su un caso di illegittimità  del sequestro preventivo di beni aziendali èintervenuta di recente la Corte di Cassazione con la sentenza n. 9576 del 28 febbraio 2013, con la quale èstato giudicato il caso di un’azienda nei cui confronti era stata applicata tale misura in virt๠del fatto che fosse indagato per evasione fiscale il suo amministratore.

In particolare, la Suprema Corte ha ritenuto illegittimo tale provvedimento e ha provveduto quindi ad annullarlo, in quanto la situazione risultava carente degli elementi necessari all’applicazione di tale misura. Secondo il suo giudizio, infatti, il giudice avrebbe concesso la misura sfruttando una motivazione apparente, dal momento che il pubblico ministero non aveva provveduto a sviluppare in maniera adeguata argomentazioni valide a sostenere tale provvedimento.

Andando ad analizzare la fattispecie in esame, dunque, la Corte di Cassazione ha constatato l’assenza del cosiddetto “periculum in mora”, requisito fondamentale per l’applicazione del sequestro preventivo, che pertanto èstato revocato.