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Commissioni tributarie, fioccano i casi di incompatibilità 

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Il decreto legislativo n. 541/1992 (emanato all’interno di una grande riforma che rivedeva radicalmente l’intero sistema del contenzioso tributario) stabilisce composizione, requisiti e funzioni delle commissioni tributarie di primo e secondo grado.

Fra gli aspetti pi๠discussi, vi ècertamente il nodo delle incompatibilità , affrontato all’articolo 8. Come per ogni ruolo di garanzia, non possono rivestire la carica di giudici tributari coloro che si trovano in una o pi๠situazioni non ammesse dalla legge.


Con il passare degli anni, il Consiglio di Stato ha interpretato le norme sull’incompatibilità  in maniera molto estensiva, tanto che oggi si stima che addirittura un magistrato tributario su tre presenterebbe profili a rischio di espulsione: circa 1.500 su un organico totale di 4.241 unità .

Il D.Lgs. 541, infatti, individuava fra le cause d’incompatibilità  anche l’esercizio del ruolo di consulente fiscale, iscritto o no ad ordini professionali. Il Consiglio di Stato ha ritenuto di interpretare questa legge nel senso pi๠ampio: risulterebbero pertanto incompatibili anche coloro che, anche solamente in forma occasionale, redige dichiarazioni fiscali o mantiene le scritture contabili anche di un solo contribuente.


Ma non basta: spulciando fra le varie pronunce – via via sempre pi๠severe e rigorose – emesse dal massimo organo di giustizia amministrativa, scopriamo che èdecisivo anche avere coniugi, genitori figli, fratelli o cognati iscritti all’ordine dei commercialisti o degli avvocati, svolgere il ruolo di curatore fallimentare o avere soci dello studio professionale che svolgono consulenze fiscali.

In tutte queste ipotesi, infatti, si determinerebbe in capo al giudice il rischio (anche solo potenziale) di perdere il proprio profilo di assoluta imparzialità .
E dato che l’organico della giustizia tributaria ègià  ridotto all’osso, se tutte queste incompatibilità  dovessero essere confermate, il rischio concreto èquella della paralisi.