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Fra gli operai cresce la comunità  marocchina

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In questo periodo il quotidiano “Il Sole 24 Ore” sta pubblicando un’interessante inchiesta sulle caratteristiche occupazionali delle varie etnie di immigrati venuti a vivere e a lavorare nel nostro territorio.

La puntata di lunedଠscorso èdedicata alla comunità  nordafricana, con principale riferimento ai marocchini, tradizionalmente i pi๠numerosi.


Si calcola che i nordafricani siano circa 555mila (circa un sesto del totale degli stranieri residenti in Italia), due terzi dei quali sono proprio marocchini. A livelli pi๠bassi, ma comunque significativi, sono anche tunisini ed egiziani, mentre molto pi๠ridotta la presenza di algerini, sudanesi e libici.
Nonostante i marocchini vadano crescendo come valore assoluto, in termini relativi il loro peso tende a scendere: ciಠsignifica che continuano ad arrivare molti maghrebini, ma relativamente di meno rispetto alle ondate di slavi e orientali.


In effetti, l’immigrazione marocchina èfra le pi๠antiche (risale ai primi anni Settanta) nel nostro Paese ed èconcentrata in massima parte fra Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto e Piemonte. Le zone industriali del Paese risultano le pi๠ambite dai nordafricani, che per lo pi๠trovano impiego come operai non specializzati nelle grandi fabbriche del Nord.

Dal canto opposto, i marocchini risultano gli stranieri pi๠attivi in assoluto sul fronte imprenditoriale: quasi ventottomila aziende sono condotte da persone originarie della terra dell’Atlante, di cui circa due terzi nel settore del commercio e oltre cinquemila nell’ambito dell’edilizia.

Da notare, infine, che buona parte dei marocchini residenti oggi in Italia ècostituta dai figli o addirittura dai nipoti di immigrati. Un numero relativamente ridotto proviene invece direttamente dall’altra parte dello stretto di Gibilterra (pochi con i barconi, che ospitano per lo pi๠africani di zone pi๠meridionali).