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Rapporto ISFOL sulla Formazione Continua in Italia

L’ISFOL, Istituto per lo Sviluppo della Formazione Professionale dei Lavoratori, ha presentato il “XVI Rapporto sulla Formazione Continua in Italia“, riferito alle annualità  2014 e 2015. Il Rapporto èstato elaborato dall’ISFOL per conto del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Direzione Generale per le politiche attive, i servizi per il lavoro e la formazione ed èstato illustrato da Davide Premutico, della Struttura Sistemi e Servizi Formativi ISFOL.

Le figure professionali pi๠richieste dopo la riforma del mercato del lavoro

La crescita ècostante: questo il primo dato di cui tener conto partendo dal 2014 anno in cui sono stati approvati 31.000 piani formativi – 2.000 in pi๠rispetto al passato – che hanno interessato un bacino potenziale di 1,6 milioni di lavoratori. Le attività  si sono concentrate nell’area del Nord Ovest e hanno riguardato in special modo gli aspetti regolatori – ad esempio, quello della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro – e l’aggiornamento delle competenze.

Tra le varie modalità  della formazione, quella in aula rimane la pi๠utilizzata. I diciannove fondi interprofessionali attivi, infine, hanno visto aumentare la platea dei potenziali beneficiari tra i quali si nota perಠla scarsa presenza dei giovani dai venti ai ventiquattro anni.

Il Sottosegretario Bobba ha svolto le conclusioni dei lavori e, nel suo intervento, ha valorizzato il ruolo dei report elaborati dall’ISFOL sul tema della formazione (come quelli sull’Apprendistato e l’IeFP), definendoli strumenti di valutazione utili per i policy maker. Di fatto, ha proseguito Bobba, i fondi interprofessionali stanno assumendo un ruolo sempre pi๠rilevante, supportando pure le politiche pubbliche del lavoro. Un elemento, quest’ultimo, confermato dalle disposizioni del Jobs Act che inseriscono i fondi stessi nella Rete Nazionale dei servizi per le politiche del lavoro. Il Sottosegretario ha annunciato che saranno erogate maggiori risorse per l’attuazione dell’apprendistato di primo e terzo tipo e i fondi interprofessionali – ha concluso – potrebbero accompagnare le aziende anche in questo tipo di percorsi formativi.