Nuovo calo dei fallimenti, il report di Unioncamere

Quando si parla di imprese che soffrono, il discorso si puಠsempre affrontare in ottica positiva e cercare nell’ordinamento gli strumenti messi a disposizione degli imprenditori che hanno fatto male i conti. Quando si parla di fallimenti, il discorso cambia. Fortunatamente su questo versante stanno arrivando buone notizie. 

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ANCE Sicilia: rischio fallimenti causa ritardi PA

I fallimenti delle aziende aumentano del 14 per cento nel secondo trimestre 2014

La crisi economica non èaffatto dietro le spalle dell’Italia. A partire dal 2001, infatti, si èregistrata proprio quest’anno la percentuale in assoluto pi๠alta di fallimenti aziendali. I dati sono stati raccolti dal Cerved, che tiene il polso della situazione. Nel secondo trimestre del 2014, dunque, i fallimenti delle imprese italiane sono stati in crescita del 14 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, il 2013. 

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Aumentano i fallimenti di impresa nel 2013

fallimenti

I dati inerenti i fallimenti di impresa elaborati da Cerved mostrano un grave aumento nell’anno 2013, che vanno ad aggravare la già  difficile situazione di crisi degli scorsi anni. L’istituto Cerved ha analizzato i dati del primo trimestre del 2013 e ha stimato che circa 3500 aziende hanno avviato una procedura di fallimento, un valore che supera di circa il 12% lo stesso dato rilevato nei primi tre mesi dell’anno precedente.

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Chiusura per fallimento in aumento

Nell’ultimo trimestre dell’anno continua l’escalation dei fallimenti delle aziende, dichiara cosଠl’Osservatorio Crisi d’Impresa del Cerved, che ha constatato che sono state aperte 2000 procedure fallimentari con un incremento del 18% in pi๠rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

Questi fallimenti riguardano soprattutto le imprese che operano nel settore industriale, infatti l’incidenza di questi rispetto alle aziende del settore ha raggiunto quota 31,7%.

Il nord Italia risulta essere quello pi๠colpito, ma negli ultimi mesi si èverificata un’inversione di tendenza che vede incrementare i fallimenti anche per quanto riguarda le imprese site nel Mezzogiorno.

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Commercialisti, professione in buona salute

In occasione della recente terza conferenza nazionale dell’Ordine dei dottori commercialisti ed esperti contabili, sono stati esposti gli ultimi dati disponibili sull’andamento degli affari di questa categoria di professionisti, inerenti al periodo d’imposta 2008.

Analizzando le dichiarazioni presentate l’anno scorso, si scopre che il 2008, nonostante sia stato l’anno di avvio della crisi globale, non èstato poi cosଠnegativo, dato che redditi medi e volumi d’affari sono andati crescendo rispetto all’annata precedente.

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Ragionevole durata del fallimento

La legge Pinto ha stabilito il principio secondo il quale, quando un procedimento giudiziario supera i limiti della “ragionevole durata”, le parti in causa hanno diritto a pretendere un risarcimento dallo Stato.

In questi anni la Corte di Cassazione ha provato a dare un valore al concetto di ragionevole durata, ipotizzando un traguardo di cinque anni perchè scatti l’indennizzo nei processi di primo grado, che perಠsale a sette nei casi delle procedure fallimentari, normalmente piuttosto complesse da gestire.

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Aziende fallite nel 2009

fallimento

Nel 2006 il Parlamento varಠuna radicale rivisitazione dell’intera materia fallimentare. Uno degli obiettivi dichiarati era quello di trasformare l’istituto del fallimento nella “extrema ratio” delle situazioni di crisi, favorendo il ricorso a soluzioni sostitutive e meno traumatiche come il concordato preventivo.

Il risultato, in effetti, nel biennio successivo èstato in buona parte raggiunto, con una riduzione verticale delle procedure aperte. L’avvento della crisi, perà², ha profondamente mutato il clima, con un ritorno vertiginoso della crescita delle procedure concorsuali, e si presume che il 2010 sarà  anche peggio.

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La giustizia lenta ha costi enormi per le aziende

avvocato

Non ci sarebbe motivo per tornare ancora una volta sulla lentezza del nostro sistema giudiziario, derivante sia dalla mole enorme dei procedimenti a fronte di un organico carente, sia dalla farraginosità  di molte norme, se non fosse per un aspetto poco considerato e messo recentemente in luce dalla CGIA di Mestre (VE).

Si tratta dei costi che tutto questo provoca alle aziende italiane: e si tratta di cifre faraoniche, riferite al 2007.

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Anche l’agricoltura soffre la crisi

Come peso relativo all’interno dell’economia italiana, l’agricoltura soffre fin troppo la concorrenza di industria e servizi: impiega circa il 5% della popolazione occupata (un sesto sono extracomunitari) con un’incidenza sul PIL 2008 pari a circa il 2,2% e sulle esportazioni del 6,9%.
àˆ forse per questo motivo che gli agricoltori denunciano di essere stati lasciati soli dalle istituzioni in un periodo di grandi difficoltà . In verità , la grande crisi internazionale colpisce il settore primario solo in misura indiretta, sotto forma di incremento dei costi e di riduzione dei prezzi di vendita.

Ma gli effetti sono comunque pesanti: secondo i dati diffusi dalla CIA (Confederazione Italiana Agricoltori) nel corso del 2008 i costi di produzione sono cresciuti mediamente del 9%, con punte record per i concimi (+43,3%), ma anche la crescita degli oneri di natura socio-previdenziale non scherza (+26,8% nell’ultimo biennio).

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