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Diventare insegnanti dopo la riforma Gelmini

La cosiddetta riforma Gelmini ha cambiato in modo radicale le competenze necessarie per accedere alla professione di insegnante, sia per quanto riguarda la formazione primaria che quella secondaria.

A partire dal 15 febbraio, infatti, per poter insegnare bisognerà  avere delle specifiche competenze acquisite mediante percorsi formativi che variano a seconda del livello di istruzione.


Nel caso dell’insegnamento nella scuola di infanzia e nella scuola primaria sarà  indispensabile che gli insegnanti siano in possesso della laurea quinquennale in Scienze della formazione primaria, un corso di laurea a numero programmato e con prova di accesso. In questo modo si otterrà  l’abitazione all’insegnamento per la scuola di infanzia e per la scuola primaria, tuttavia occorrerà  anche rafforzare le competenze disciplinari e pedagogiche attraverso un apposito tirocinio nella scuola collegato ad percorso per rafforzare la conoscenza della lingua inglese e delle nuove tecnologie. La riforma, inoltre, prevede che venga data una maggiore attenzione al problema degli alunni con disabilità , per questo motivo in tutti i percorsi dovranno esserci anche insegnamenti in grado di consentire al docente di avere una preparazione di base sui bisogni speciali.


Nel caso dell’insegnamento nella scuola secondaria, invece, sarà  indispensabile possedere una laurea magistrale a cui si potrà  accedere solo dopo una rigorosa selezione basata su quelle che sono le reali necessità  del sistema nazionale di istruzione. La laurea dovrà  essere seguita da un anno di tirocinio formativo attivo composto da 475 ore di tirocinio a scuola sotto la guida di un altro insegnante che avrà  il ruolo di tutor. Almeno 75 ore del tirocinio, inoltre, dovranno essere dedicate alla disabilità .

La riforma prevede inoltre percorsi di specializzazione per il CLIL, ossia l’insegnamento nella scuola secondaria di secondo grado di una materia non linguistica in lingua straniera.

Gli attuali insegnanti precari privi di abilitazione, compresi i diplomati degli ex istituti magistrali che non hanno conseguito la laurea, possono ottenere l’abilitazione a patto che superino delle prove di accesso volte a valutare la loro preparazione disciplinare.

Foto@GettyImages