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Inps, nel 2015 + 54% contratti a tempo indeterminato

Anche se nel 2015 sono aumentate le assunzioni a tempo indeterminato e l’INPS ha approvato questo cambiamento del sistema lavorativo, adesso bisogna fare i conti con un rallentamento che èmblematico del fatto che senza agevolazioni il mercato del lavoro italiano èimmobile. 

Confesercenti offre una panoramica delle assunzioni a tempo indeterminato spiegando meglio il rallentamento, ma anche quel che èsuccesso in merito alle cessazioni e alle retribuzioni. Tutti i dati in un comunicato stampa da spulciare.

contratti

Origini del rallentamento dei contratti

Il rallentamento ha coinvolto soprattutto i contratti a tempo indeterminato (-70.000, pari a 39%, sul gennaio 2015 e -50.000, pari a -32%, sul gennaio 2014). L’Inps ricorda che dicembre 2015 era l’ultimo mese per fruire dell’esonero triennale e si sono avuti in quel mese circa 380.000 rapporti di lavoro instaurati (attivati o trasformati) con esonero contributivo, pari a quasi quattro volte la media degli 11 mesi precedenti (106.000).

Le cessazioni dei contratti

Anche per le cessazioni si registra una contrazione (-19% sul gennaio 2015 e -17% sul gennaio 2014) che, come per le assunzioni, risulta pi๠consistente per i contratti a tempo indeterminato (-14% su 2015). Quindi, evidenzia l’Inps, si registra, per gennaio 2016 un saldo mensile, tra assunzioni e cessazioni, positivo e pari a 112mila posizioni lavorative, in linea con quanto avvenuto negli anni precedenti. Il saldo di gennaio 2016 (+112.000) ènettamente inferiore a quello registrato a gennaio 2015 (+166.000), trainato allora tuttavia dalle assunzioni con contratti a tempo indeterminato con esonero contributivo.

Le retribuzioni mensili

Quanto alla composizione dei nuovi rapporti di lavoro in base alla retribuzione mensile, si registra per le assunzioni a tempo indeterminato una riduzione delle retribuzioni intermedie (tra 1.250 e 2.000 euro) e un incremento della quota di quelle superiori a 2.000 euro, in controtendenza rispetto a quanto avvenuto nel corso del 2015. Anche per i contratti a termine si evidenzia un leggero slittamento verso retribuzioni maggiori, con una riduzione della quota di quelle inferiori a 1.500 euro. Per quanto riguarda i buoni lavoro, nel gennaio 2016 risultano venduti 9,2 milioni di voucher destinati al pagamento delle prestazioni di lavoro accessorio, del valore nominale di 10 euro, con un incremento medio nazionale, rispetto al gennaio 2015 pari al 36 per cento.