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Dipendenti pubbliche, pensione a 65 anni dal 2012

Siamo arrivati probabilmente alla svolta finale nella tormentata vicenda dell’età  pensionabile per le donne che lavorano per la Pubblica Amministrazione.

Come si ricorderà , la Corte di Giustizia Europea aveva condannato l’Italia per la differente età  riservata alle donne (60 anni) operanti nel pubblico impiego rispetto a quella degli uomini (65 anni). La condanna, secondo la Corte, deriva dalla considerazione che le donne, avendo il diritto/dovere di andare in pensione prima, non possono maturare contributi sufficienti a garantirsi una rendita paragonabile a quella dei colleghi di sesso maschile. Da qui, l’obbligo di uniformare i due valori.


Il nostro Governo aveva cosଠprevisto un percorso progressivo che avrebbe portato, nel 2018, alla completa parificazione, con un gradino di un anno di età  pensionabile in pi๠ogni due anni; il primo step èstato portato a termine e attualmente l’età  pensionabile delle dipendenti pubbliche è61 anni.

Con la recente manovra economica, a dire il vero, era stato inizialmente previsto di accelerare il percorso (un gradino ogni diciotto mesi, per concludere nel 2016), ma questa norma èstata poi cancellata nella versione finale del decreto.

La Commissione Europea ha perಠfatto la voce grossa, contestando tempi troppo lunghi per adeguarsi alla sentenza. Il Governo ha tentato una trattativa, ma i vertici UE sono stati inamovibili: entro il 2012 si deve arrivare alla totale parificazione, a pena di sanzioni pesantissime.


Cosà¬, a dispetto della contrarietà  dei sindacati, il Governo ha dovuto alla fine capitolare, correggendo la normativa vigente nel seguente modo: fino al 31 dicembre 2011, l’età  pensionabile resterà  a 61 anni; dal giorno dopo, invece, si schizzerà  immediatamente a sessantacinque.
Uno scalone draconiano di ben quattro anni, che se non altro darà  una mano ai nostri dissestati conti pubblici.