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Bar e negozi chiudono uno dopo l’altro

negozio in crisi

Non c’era bisogno della crisi mondiale per rendersi conto che i piccoli esercizi soffrono da anni la riduzione dei consumi e la temibile concorrenza dei centri commerciali.

La principale associazione di categoria, Confesercenti, ha diffuso dati preoccupanti registrati da Unioncamere fra il 2007 e il 2008: in Italia, il saldo negativo fra chiusure e aperture nel biennio considerato ammonta a 3.598 ristoranti in meno, 6.912 bar e 5.335 negozi di abbigliamento, ma anche 4.836 aziende venditrici al dettaglio di mobili ed elettrodomestici, 2.432 macellerie, 1.521 negozi di frutta e verdura e cosଠvia.


La falcidia della crisi colpisce quasi tutte le categorie dei piccoli esercizi commerciali e senza particolari differenze fra una Regione e l’altra.

Tuttavia, alcune categorie sparse non solo sembrano non risentire della crisi ma anzi hanno visto un significativo incremento degli esercenti nell’ultimo biennio: si tratta di tipologie eterogenee, dai negozi on line di prodotti non alimentari (+ 28,8%) al commercio ambulante (+12,9%) fino ai sexy shop (+10,8%).

I dati complessivi, comunque, sono largamente negativi. Si calcola che all’alba del 2009 gli esercizi aperti al pubblico nel territorio italiano ammontavano a 600.632 e le previsioni per i prossimi anni ne prevedono una drastica riduzione, fino a circa 540.000 nel 2014 (con una riduzione di circa il 12%).


I rappresentanti del settore chiedono alle autorità  interventi di sostegno, diretti in particolare a rafforzare il potere d’acquisto dei consumatori o a favorire le spese degli stessi agendo sulla leva degli incentivi fiscali.

In questo senso, l’annunciata misura che introduce per il 2009 una detrazione IRPEF del 20% per gli acquisti di mobili ed elettrodomestici da parte di chi ristruttura un’abitazione potrebbe dare un primo soccorso al settore del commercio.