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Nuova etichetta sulle uova

Con il recepimento di una normativa comunitaria, cambiano molte cose per i produttori e commercianti italiani di uova.

Innanzitutto, scompare un piccolo balzello, previsto per ogni uovo confezionato: una misura che avvantaggia le imprese del settore e che rende conseguentemente i nostri prodotti pi๠competitivi rispetto alle merci straniere. E il discorso appare importante, considerato che solo nel 2009 i nostri produttori hanno portato sul mercato oltre tredici miliardi di uova.


Le modifiche pi๠significative, comunque, riguardano quella che impropriamente èdefinita solitamente come l’etichetta da apporre sulle uova: quell’insieme, incomprensibile per i pià¹, di cifre e lettere che sono stampigliati sopra il guscio di ogni singolo prodotto.

In particolare, i caratteri che noi possiamo leggere sulle uova di produzione italiana sono: il codice che individua il tipo di allevamento (0 = agricoltura biologica; 1 = all’aperto; 2 = a terra; 3 = in batteria; 4 = in gabbia), la sigla della nazione produttrice, e cioè“IT”, il Comune di produzione (indicato con il codice catastale e la sigla della provincia), l’indicazione del produttore (identificato con un numero, che qualunque consumatore puಠpoi controllare per individuare il nome dell’azienda) e la data di scadenza.


In merito a quest’ultimo punto, la legge èchiarissima e piuttosto severa. La data da indicare deve essere successiva di ventotto giorni a quella di deposizione; tuttavia, per evitare rischi alla salute dei consumatori, il prodotto invenduto deve essere ritirato dal mercato entro i sette giorni precedenti alla data di scadenza.
Le uova possono anche recare la scritta “extra” quando sono state deposte da meno di nove giorni; ovviamente, le uova extra-fresche rimaste invendute, al nono giorno andranno ritirate da scaffali e banconi, a meno che non sia possibile rimuovere la dicitura “extra”.