Home » No profit, caccia agli evasori

No profit, caccia agli evasori

Il cosiddetto “terzo settore”, ossia quell’autentica galassia di associazioni ed enti vari che operano in Italia, èun’autentica miniera di situazioni oltre i limiti delle leggi fiscali.

Il punto di partenza èche un ente no-profit gode di parecchie agevolazioni di natura tributaria: tasse modeste e semplificazioni contabili che fanno gola a tanti “furbetti”, come si usa dire oggi. Cosicchè, non sono pochi quelli che pensano bene di svolgere una qualunque normalissima attività  d’impresa mascherandola sotto la pi๠nobile (e detassata) forma dell’associazionismo.


Da qualche tempo, tuttavia, l’Amministrazione Finanziaria ha deciso di percorrere la strada di combattere i fenomeni evasivi ed elusivi, arrivati a livelli inaccettabili. Non va tralasciato, peraltro, come moltissime segnalazioni provengano dalle imprese con tutte le carte in regola, insidiate dalla concorrenza sleale di palestre, ristoranti ed enoteche spacciate per gruppi di volontariato.

La prima e decisiva mossa èstata il varo, nell’autunno scorso, del ponderoso censimento del mondo del no-profit, avviato con la compilazione e l’invio del modello EAS. Sulla base dello stesso e delle segnalazioni pervenute, sono scattati i controlli in tutta Italia.

Sono emerse situazioni perfino singolari, come trattorie spacciate come centri per la valorizzazione della cucina tradizionale, oppure botteghe di tatuatori affiliate ad una federazione dedita alla solidarietà .


I controlli eseguiti paiono dimostrare che, mediamente, ogni ente sottrae al Fisco una somma intorno ai 5-10.000 euro all’anno; chiaramente, questo dato costituisce una media che mette insieme Onlus meritevoli di ogni rispetto e imbroglioni senza scrupoli.

In ogni caso, questo porterebbe ad uno o due miliardi annui di evasione fiscale.
Eppure, trovare le tracce delle furberie non èdifficile. Basti notare come nelle realtà  meno attente non ci sia traccia di rendiconti finanziari e verbali delle assemblee sociali, che nelle autentiche associazioni rappresentano banali obblighi di legge.