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Un’azienda su sei rinuncia ai suoi crediti

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Secondo le statistiche pi๠recenti, circa un’impresa italiana su sei si ètrovata nell’ultimo anno a dover rinunciare a incassare uno o pi๠propri crediti nei confronti di debitori “difficili”. Il motivo?

La sfiducia negli strumenti che la legge mette a disposizione delle stesse imprese per ottenere soddisfazione.

In effetti, teoricamente qualunque creditore puಠrivolgersi al tribunale (ingiunzione di pagamento), ottenere il pagamento (anche con mezzi forzati come il pignoramento) dai propri debitori e poter anche pretendere il rimborso di tutti gli altri oneri sostenuti, incluse le parcelle dell’avvocato.


Dall’altro lato, tuttavia, sono parecchi gli imprenditori che rinunciano in partenza a ricorrere a questa soluzione, a causa dei tempi lunghissimi della nostra giustizia civile e per le procedure giudicate fin troppo spesso farraginose se non incomprensibili.


D’altronde, èanche per far fronte a problemi di questo genere che all’inizio del mese èntrata in vigore la nuova riforma della procedura civile, che promette di snellire tempi e costi. Fra le altre novità , il nuovo “processo sommario di cognizione”, una sorta di rito abbreviato che dovrebbe chiudere le pratiche pi๠semplici in poco tempo. Anche se, naturalmente, gli effetti reali della riforma li potremo constatare solo fra uno o due anni.

Ma c’ un’altra possibilità : ricorrere alle procedure stragiudiziali di conciliazione organizzate presso le Camera di Commercio. Quasi tutti coloro che vi sono ricorsi si dichiarano soddisfattissimi di tempi e procedure della conciliazione, ma il vero guaio èche si tratta di una strada pressochè sconosciuta alla grande generalità  degli operatori, che non vi ricorrono semplicemente perchè ne ignorano l’esistenza.