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Errori di competenza, due anni per chiedere il rimborso

Il Testo Unico delle Imposte sui Redditi (D.P.R. 917/1986) stabilisce in maniera molto dettagliata a quale periodo d’imposta i singoli ricavi, costi od oneri vadano assegnati.
Per esempio, un agente di commercio matura il diritto all’intera provvigione al momento in cui contribuisce a stipulare il contratto fra il preponente e il cliente.

Percià², se il contratto èstipulato il 22 dicembre 2010 e ha effetto dal 7 gennaio 2011, l’intera provvigione spetterà  all’agente nel periodo d’imposta 2010, e questo permane anche se venisse materialmente incassata nel 2012.


Cosa avviene se il contribuente, sbagliando la competenza temporale, sottrae redditi o aggiunge costi al periodo d’imposta errato? Se l’Agenzia delle Entrate, a seguito di un controllo, rettifica la dichiarazione, ènaturale che il maggior debito d’imposta che ne risulterà  andrà  saldato, maggiorato di interessi e sanzioni. Ma cosa accade della componente reddituale eliminata dal periodo in cui era stata imputata?

Negli anni, il parere dell’Agenzia delle Entrate èstato oscillante. L’ultima circolare dell’Agenzia (la n. 23/2010), perà², appare ora definitiva, poichè ricalca la sentenza della Corte di Cassazione n. 16023/2009.

In pratica, èstabilito questo. Se un costo èimputato al periodo d’imposta sbagliato, il contribuente ha diritto ad imputarlo al periodo giusto correggendo la dichiarazione dei redditi già  presentata, se si èancora in tempo (il termine ultimo èla data finale di presentazione della dichiarazione dell’anno dopo).


Se invece questo termine èpassato, si puಠpresentare un’istanza di rimborso. Tale istanza va presentata entro due anni dal giorno in cui la decisione sull’errata imputazione èdivenuta definitiva: quando cioèla sentenza della magistratura èpassata in giudicato oppure il provvedimento dell’Agenzia delle Entrate èdivenuto non pi๠impugnabile.