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Chiedere rimborso IVA (I)

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Il meccanismo dell’IVA, fondato – come scrivono tutti i manuali – sul principio della “detrazione di imposta da imposta”, determina che spesso e volentieri l’imprenditore o il professionista si ritrova a vantare un credito.

In generale, chi vanta un credito d’imposta puಠscegliere se chiederlo a rimborso o conservarlo per compensarlo con altri debiti. Ma proprio perchè i crediti in materia di imposta a valore aggiunto sono cosଠnumerosi e frequenti, il legislatore ha preferito adottare in questo ambito una serie di cautele per evitare che possano esserci abusi.


Innanzitutto, va tracciato un discrimine netto fra i crediti risultanti dalle liquidazioni periodiche infrannuali (mensili o trimestrali) rispetto a quello che risulta come saldo della dichiarazione annuale. Il primo, infatti, èancora un credito “in fieri”, che potrebbe non trovare conferma nei complessi calcoli che si potranno eseguire solo in dichiarazione.

Per questo motivo, come regola generale non èconsentito nè chiederne il rimborso nè utilizzarlo in compensazione con altre imposte. L’unica cosa che si puಠfare èutilizzare questo credito nelle liquidazioni periodiche del mese o trimestre successivo, e detrarlo dall’eventuale debito che sarà  maturato nel frattempo.


Discorso diverso quando invece il credito risulta dalla dichiarazione IVA: ormai, infatti, il periodo d’imposta èconcluso e la situazione creditoria èdefinitiva. In questo caso èpossibile utilizzare tale credito in tre modi: riportandolo a nuovo e sfruttandolo nelle liquidazioni periodiche dell’anno successivo; impiegandolo nel Modello F24 in compensazione con altre somme da versare (IRPEF, IRES, ICI, contributi INPS…); chiedendolo a rimborso.

Se la prima soluzione èla pi๠semplice e su di essa non vi èmolto da aggiungere, le due alternative rimanenti offrono profili pi๠delicati e vanno soppesate con la dovuta attenzione.