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Associazioni professionali in crescita

Sebbene rimanga la generale tendenza, per i professionisti italiani, di agire ognuno per conto proprio, sono tuttavia in crescita gli studi associati.

Il discorso riguarda principalmente i giovani, che agli inizi della carriera temono di non poter contare su una clientela sufficiente per coprire tutti i costi; e la condivisione delle spese comuni (come affitto o mutuo, elettricità , pulizie, segretaria…) ècertamente la pi๠potente e tradizionale molla che spinge ad associarsi.


Nella generalità  dei casi, il discorso si chiude là , perchè poi i professionisti associati coltivano le proprie clientele e rimangono sostanzialmente distinti nelle rispettive carriere.

Esistono, perà², casi di integrazione fra lavoratori autonomi che portano a conclusioni differenti. àˆ il caso, soprattutto, degli studi multifunzionali, dove i professionisti che vi partecipano sono operanti in comparti differenti del sapere: in questo modo, per fare un esempio, èpi๠facile che il cliente di un avvocato si rivolgano al consulente del lavoro della stanza di fronte per mettere in regola la badante; oppure, che per fare distinti esami medici, una stessa persona si rechi in un ambulatorio polifunzionale dove sono associati, poniamo, un radiologo, un gastroenterologo e un ortopedico, e magari anche un dentista e uno psicologo.

Proprio gli psicologi sono, con gli avvocati, i pi๠appassionati della formula dello studio associato; al lato opposto troviamo invece i notai, che quasi sempre agiscono a titolo individuale.


L’associazione puಠportare i professionisti anche ad integrare le rispettive competenze per formulare un’offerta unica nei confronti del cliente. àˆ il caso di ingegneri, architetti e geometri, che frequentemente si integrano per fornire servizi tecnici agli enti locali; oppure di commercialisti e consulenti del lavoro, che offrono alle aziende un pacchetto unico di tenuta della contabilità  e gestione del personale.