Home » Resoconto economia lavoro

Resoconto economia lavoro

lavoro

Per dimenticare le onde del mare e ritornare con la mente all’andamento economico italiano e mondiale, il ministero del lavoro ha pubblicato un resoconto della situazione di questa prima metà  del 2007.



Se i paesi emergenti, in particolare Cina e India, insieme al Giappone si fanno onore nel trainare l’economia e il commercio mondiale, lo stesso non si puಠdire degli Stati Uniti che nel primo trimestre di quest’anno hanno subito un lieve rallentamento delle esportazioni e della produzione interna.

Di tutt’altro avviso sembra invece l’andamento Europeo che, nonostante un ridimensionamento sul piano delle esportazioni da imputare soprattutto a una calo del Pil tedesco, rivela una crescita della domanda interna e un andamento positivo degli investimenti. Approdando quindi alla situazione italiana osserviamo un leggero calo rispetto l’impennata positiva di fine 2006.

Avvicinandoci invece al mercato del lavoro si osserva una situazione ancora negativa per gli Stati Uniti, ma positiva per il vecchio continente che registra nella maggior parte dei paesi un calo della disoccupazione, anche se l’Italia rispetto al boom dello scorso anno ha registrato, di pari passo con il rallentamento del Pil del 2007, una diminuzione del numero degli occupati, che annota perಠuna crescita dello 0,4% su base annua. Per quanto riguarda il tasto della disoccupazione, che spesso si èrivelato dolente, possiamo tirare un respiro di sollievo in base ai dati del primo trimestre del 2007.

Essendo infatti calato il numero di persone in cerca di un’occupazione il corrispondente tasso di disoccupazione ècalato, in particolare tra i giovani ( 15-24 anni) si porta al 20.7% riducendosi quindi di 3,4 punti percentuali.

La situazione generale in Italia non sembra comunque rosea nonostante un aumento del 2% delle retribuzioni effettive rispetto allo stesso periodo nel 2006: le industrie e le imprese hanno registrato infatti un calo della produzione e le famiglie dello stivale sono sempre meno ottimiste sulle previsioni dell’occupazione.