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Nell’energia pulita il futuro dell’occupazione

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Il pi๠famoso degli obiettivi di carattere ambientale stabiliti dall’Unione Europea èil celebre 20-20-20, ossia tre traguardi caratterizzati allo stesso valore numerico e da soddisfare, guarda caso, entro il 2020.

Fra le altre cose, si tratterebbe di incrementare almeno del 20% la quota di energia proveniente da fonti pulite e rinnovabili.


In Italia quest’obiettivo èancora piuttosto lontano dall’essere raggiunto, anche se non siamo certo gli unici a presentare un ritardo. L’Università  Bocconi, tuttavia, ha presentato uno studio statistico-economico in cui si ècercato di prevedere quali saranno gli impatti sulla nostra economia qualora l’obiettivo indicato fosse effettivamente raggiunto.

Nell’Italia del 2020, in tal caso, si possono configurare tre scenari di riferimento, secondo i ricercatori dell’università , che tengano conto delle differenti gradazioni di “sfruttamento delle opportunità â€, secondo la dizione utilizzata nell’analisi.


Tre scenari, dunque: basso sfruttamento, medio oppure alto; e le differenze potrebbero essere rilevanti.

In termini di fatturato per esempio, esso puಠoscillare in una banda fra i trenta e settanta miliardi di euro, a seconda che le esigenze della nostra produzione siano soddisfatte principalmente tramite le nostre forze oppure importate dall’estero.

Analogamente, la media annua di fatturato puಠvariare fra i 2,4 e i 5,6 miliardi di euro.

Ma il dato pi๠interessante, probabilmente, riguarda l’impatto largamente positivo sull’occupazione: si va da un minimo di centomila ad un massimo di duecentocinquantamila posti di lavoro, una percentuale dei quali impiegata in impianti all’estero.

Il settore pi๠gettonato sarebbe quello eolico (31% dei potenziali occupati), seguito da quelle delle biomasse (26%), del fotovoltaico (11%) e della termovalorizzazione dei rifiuti urbani (4%).