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Cialde di caffà¨, un business made in Italy

caffèin cialde

Nei primi anni Settanta del secolo scorso, i produttori di caffècercavano di diversificare il prodotto e facilitarne il consumo, invadendo anche ambiti dove esisteva una domanda latente e non soddisfatta, a partire dagli uffici.

Ed èin Italia che nacque un nuovo business, con il brevetto registrato dalla Illy di Trieste che per la prima volta immetteva sul mercato le cialde di caffà¨. Su quella falsariga si sono poi mosse moltissime altre aziende, invadendo un mercato che oggi cresce a ritmi esponenziali.


Si calcola che negli ultimi quattro anni la vendita delle cialde sia raddoppiata, e non c’ crisi che tenga. Nel 2008 le cialde vendute in tutto il mondo sono state dodici miliardi, di cui un terzo èstato realizzato da imprese italiane. Questo boom dipende da diversi fattori: un’accresciuta qualità  intrinseca del prodotto, una minore diffidenza dei consumatori e anche enormi facilitazioni nell’uso delle macchinette; oggi basta inserire la cialda, premere un pulsante e il gioco èfatto.

Ma èproprio su quest’ultimo tema che il mercato si spacca in due. Per anni, ogni impresa produttrice faceva le proprie cialde su misura per le proprie macchinette; poi, nel 1997, nasceva il consorzio Esc, che fissava standard tecnici comuni.


Oggi, dunque, le cialde prodotte dagli aderenti sono utilizzabili indifferentemente sulle rispettive macchinette.

Gli aderenti al consorzio, fra cui Illy, Vergnano e molte imprese minori, occupano circa il 60% del mercato italiano. Il restante 40%, invece, èappannaggio di marchi forti che si sono costruiti una nicchia di mercato con le proprie cialde e macchinette: fra esse, spiccano Lavazza (con le macchinette “A modo mio”) e Nestlè(con i marchi “Nescafà¨â€ e “Nespresso”).